di e con Sergio Longobardi
spettacolo di prosa
Tutto parte durante la pandemia. Un semplice post su Facebook, scritto per provocazione, per portare all’attenzione degli utenti la situazione di artisti e tecnici di teatro e di cinema non tutelati dallo Stato e dimenticati sul piano dei diritti del lavoro: i primi a essere sospesi e gli ultimi a ripartire.
In un momento storico in cui abbiamo letto di più, abbiamo visto più film o ascoltato più musica, tutti, paradossalmente, abbiamo “riconosciuto” attraverso i social il valore di un attore che raccontava una storia o di un artista, di un musicista fino ad allora sconosciuto. Eppure questo paese non li riconosce come lavoratori atipici. Non riconosce la connaturata e necessaria discontinuità lavorativa come in altri paesi vicini.
Un momento tragico da un lato, ma magico nella propensione all’ascolto sicuramente maggiore, senza distrazioni, dell’arte.
Così, io, Sergio Longobardi, in quelle circostanze, ho pensato di mettermi a noleggio. Di noleggiare in primis il mio repertorio, le cose che avevo nella valigia di attore. Prima online o al telefono e successivamente, con le prime aperture, anche al citofono. Oggi in presenza, “in loco”, vado dove mi chiamano, dove mi prenotano.
Il mio listino testi? Monologhi tratti da opere di Mark Twain, Giambattista Basile, Eduardo De Filippo, Michel de Ghelderode, Alfred Jarry, Samuel Beckett, Molière e tanti altri. Ma anche testi miei.
Ogni richiesta sarà soddisfatta.
Cosa c’era scritto in quel post su Facebook di quasi tre anni fa? “Se il pubblico non va dall’attore è l’attore che va dal pubblico. Affittatemi”.