di Tommaso D’Alia, Valerio Castriziani e Giovanna Malaponti
con Valerio Castriziani e Tommaso D’Alia
regia di Tommaso D’Alia
spettacolo di prosa
Goethe scriveva: “L’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito alcuna immagine. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo con il mare e del mare con la terra. Chi l’ha vista una sola volta, la possiederà per tutta la vita”.
Tutto nasce dall’Arancino che hai tra le mani mentre sei sulla Caronte, oltrepassi lo stretto, di fronte alla Sicilia: croce e delizia d’Italia. Terra di cibo, terra di bellezze, terra di mafia. Dai il primo morso: riso, piselli e ragù. Chiudi gli occhi e vorresti che la Sicilia fosse come quell’arancino caldo che ancora ti fuma in mano. Unto, croccante e condito. Poi, il secondo morso: l’arancino si sta freddando, tra poco sbarcherai. Mamma, cucina, parenti. Infine, il terzo morso: apri gli occhi, prendi i bagagli e ti prepari a scendere. Sei a casa.
Futti futtitinni ma non ti fari futtiri è uno spaccato emblematico della Sicilia, parla di unione e disunione, cercando di liberarsi dai soliti pregiudizi per creare considerazioni diverse, più articolate, viaggiando dietro le quinte di quella terra. Si parla di mafia, di giovani emarginati costretti a diventare “picciotti”, ma anche di nonna Pia, si parla di morti e di vivi che tutti i giorni combattono per un domani diverso dall’oggi. La quotidianità raccontata senza filtri.