Recitar suonando
Teatro e musica: il più longevo degli amori infedeli
di Mimmo Napolitano e Diego Cembrola
con Giuseppe Di Colandrea, clarinetti e sassofoni
Mimmo Napolitano, pianoforte
Musica e rappresentazione scenica: un connubio che risale all’alba della civiltà, e che ha da sempre reso più solenne la parola sacra, pubblica, poetica, nella cerimonia religiosa come nella declamazione lirica e nella narrazione epica delle gesta di eroi ed antenati. Un’unione non sempre facile: talvolta sintesi armoniosa e felice, talvolta compromesso tormentato che proprio in virtù di queste caratteristiche ha dato origine, non solo in Occidente, a forme d’arte tra le più alte e autentiche che solo per comodità sintetizziamo con l’espressione teatro musicale.
Recitar suonando ripercorre, attraverso la metafora della storia tra due innamorati, la relazione tra teatro e musica, dal Medioevo ai recenti sviluppi novecenteschi, narrandola, per così dire, dal punto di vista della musica. Nello spettacolo, infatti, il consueto schema del concerto di musica da camera viene superato alternando ai brani strumentali, tratti da alcune delle più significative opere di teatro musicale degli ultimi cinque secoli, la parola viva dei musicisti che guida l’ascoltatore in modo divertente e colloquiale e completa il messaggio affidato al suono.
Lo spettacolo si articola in cinque quadri che descrivono le diverse fasi storico-concettuali del teatro musicale in Occidente.
Nel primo quadro, intitolato Vieni con me alla festa?, vengono evidenziate le origini rituali della rappresentazione teatrale con musica, in particolare nella tradizione liturgica medioevale e nel suo contraltare profano.
Il secondo quadro, Vuoi sposarmi?, ripercorre la parabola di ciò che noi europei consideriamo il teatro musicale per eccellenza: il melodramma, fusione (matrimonio) di musica e parola tra cultura alta e popolare, da Monteverdi a Wagner passando per l’opera buffa.
Perché non parli?, terza sezione dello spettacolo, propone alcuni brani composti per il balletto classico, vero e proprio teatro musicale senza parole, mentre Ma quanto parli!, per contrasto, si riferisce alla musica di scena per il teatro di prosa, di cui verranno presentati alcuni esempi significativi.
L’ultimo quadro, Sai, presto saremo in tre!, ci introduce ad alcune delle espressioni più significative del teatro musicale del Novecento, figlie del melodramma, da Kurt Weill a Gershwin e Bernstein, da Trovajoli a Roberto De Simone.